NELLE VOCI DEL MARE PERDUTE
L’ala di chi arriva e l’ala di chi deve farsi riva
Drammaturgia
per piano voce e danza
Poesia e voce: Giuseppe Goffredo
Musiche e piano. Stefano Battaglia
Coreografia e danza: Vincenzo Lapertosa
Cantante musicista: Elsa Martin
Video e scenografia: Ahmad Kaddour
Una famiglia, in fuga da Aleppo distrutta dalla guerra, su una spiaggia desolata della Libia attende di partire per Lampedusa in cerca di salvezza. Durante l’attraversata una violenta tempesta si abbatterà sulla barca e la madre vedrà scivolare il suo bambino inghiottito dalle acque insieme ad altri migranti. Una donna si salverà e all’alba, sull’altra riva del Mediterraneo, partorirà Nour (Luce), una bambina che annuncia la nuova vita dei naufraghi sopravvissuti.
Nelle voci del mare perdute mette insieme l’umana poesia di Giuseppe Goffredo e la maestria pianistica di Stefano Battaglia, al quale si accompagnano la voce di Elsa Martin e la danza interiore di Vincenzo Lapertosa. Video e scenografia sono dell’artista siriano Ahmad Kaddour.
L’intreccio tra voce, piano e danza vuole rappresentare la condizione del tempo presente: uomini, donne e bambini in fuga senza più terra e città; esseri umani inabissati dalla specie fra le rive del Mediterraneo. L’opera narra in maniera poetica e umana, la solitudine estrema di chi è costretto a lasciare la propria terra in cerca di pane e diritti umani. Il lavoro ha l’intento di pensare, ripensare, scendere, ridiscendere nella sostanza poetica del mondo con il linguaggio interdisciplinare dell’arte (poesia, musica, canto, danza), per restituire dignità e pienezza alla soggettività umana da qualunque luogo essa provenga o verso dove è diretta.
Per questo, il messaggio ultimo di questo lavoro teatrale è che: ogni naufragio è un nostro naufragio, ogni naufragio è il naufragio di una parte della nostra civiltà. Consapevoli che la specie umana è unica sul pianeta e può salvarsi soltanto mettendo insieme le due ali: ala di chi arriva e l’ala di chi deve farsi riva.