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Napoli in epoca romana: i commerci, gli otia, i banchetti

Conferenza tenuta dalla Dott.ssa Maria Luisa Nava, già Soprintendente presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Fondata nell’VIII secolo a.C. dai Greci di Cuma,  la greca Partenope si arrese nel 328 a.C. ai Romani, ma conservò intatti i suoi costumi, la sua lingua e le sue tradizioni greche. Il Foedus Neapolitanum che legava la città a Roma non fu mai disatteso dai napoletani che le rimasero fedeli anche nel momento in cui Annibale otteneva alleati potenti, quali Capua, in tutta la Campania. Per tale ragione a Neapolis venne riconosciuta la dignità dapprima di municipium, con la Lex Iulia del I sec. a.C, e poi di Colonia: la città ne guadagnò in lustro e ricchezza, espandendosi ben oltre le mura cittadine, e intrattenendo importanti relazioni commerciali marittime con Alessandria di Egitto. I Romani coltivarono e protessero la cultura ellenistica di Neapolis e Augusto la volle sede dei giochi Isolimpici, da lui istituiti nel 2 d.C. La bellezza del golfo di Napoli, la mitezza del suo clima e l’ubertosità della sua terra fecero di Napoli luogo preferito per gli  otia dei patrizi romani che qui costruirono le loro più belle residenze estive e splendide ville marittime. In quella che forse era stata la più elegante e ricca, appartenuta a Lucullo, trovò la morte nel 476 d.C. l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo, qui esiliato dal barbaro Odoacre.

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